• iAppLock: Password per ogni applicazione

    Se avete già il classico codice di accesso per sbloccare l’iPhone è sicuramente una sicurezza  abbastanza efficiente per preservare la privacy dei vostri social network o applicazioni , ma se il vostro iPhone o iPad è già sbloccato è altrettanto sicuro che chiunque possa entrare nel vostro profilo Facebook, Twitter e magari creare situazioni spiacevoli. Per questo nasce iAppLock.

    Mentre la maggior parte delle applicazioni cydia vengono configurate direttamente dalle impostazioni dell’ iPhone, iAppLock nasce come applicazione autonoma, tranquillamente gestibile dalla schermata Home. La stessa applicazione ha un’interfaccia semplice, intuitiva, capace però di soddisfare anche i più esigenti. Lo scopo di questo tweak è quello di poter bloccare ogni singola applicazione e richiedere il codice di accesso per ognuna, scacciando così la preoccupazione di prestare il telefono già sbloccato ad un amico poco affidabile.

    Disponibile dalla versione iOS7 in poi su Cydia.

     

  • Apple, Google e Microsoft unite contro Obama

    Otto tra le società tecnologiche più importanti del pianeta tra cui Apple, Google e Microsoft si sono unite per fronteggiare un unico nemico: il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Apple, Google e Microsoft(insieme ad altra cinque società) hanno mandato una lettera a Obama nella quale veniva proposto un piano volto al ridimensionamento del controllo che il governo ha sul web.

    Apple, Google e Microsoft. Nella faccenda sono stati coinvolti civili, avvocati, manager e molte altre persone. Queste le parole di Trevor Timm, attivista della Electronic Frontier Foundation “È nei loro interessi economici proteggere la privacy degli utenti e spingere quindi in favore di determinati cambiamenti. I programmi di sorveglianza di massa della N.S.A. esistono per un semplice motivo: cooperazione con le società tecnologiche e quelle di telecomunicazione. Se queste poi non vogliono collaborare, hanno abbastanza influenza da spingere in favore di riforme significative”. Vi riporto anche le parole di Brad Smith, counsel generale della Microsoft, in merito alla questione “La gente non userà una tecnologia di cui cui non fida, i governi hanno messo a rischio questa fiducia e i governi devono aiutarci a restaurarla”.





    Apple, Google e Microsoft. Lo scopo di queste aziende è quello di tutelare la privacy dei propri utenti, che a seguito del recente scandalo del Datagate, maneggiano la tecnologia con molta più prudenza. Naturalmente, la risposta di Obama non si è fatta attendere e il presidente dell’America ha rilasciato le seguenti dichiarazioni “Avendo fatto una revisione e avendo chiamato molta gente ad esaminare quanto fatto, proporrò delle restrizioni sulla N.S.A. per iniziare alcune riforme che possano dare agli utenti maggiore fiducia“.

     

  • Apple: “la privacy degli utenti è tutelata al massimo”

    Apple ha da poco diramato un comunicato stampa in cui chiarisce la propria posizione riguardo alla privacy degli utenti e risponde alle accuse mosse dal Washington Post in questi giorni.

    Il problema e la risposta è ben semplificata e spiegata nel testo ufficiale del comunicato che trovate di seguito:

    Il 6 giugno, pochi giorni prima dell’apertura della Worldwide Developer Conference, il Washington Post ha pubblicato un rapporto relativo ad un progetto segreto del governo – nome in codice Prism – realizzato con lo scopo di monitorare i server centrali di nove grandi società tecnologiche degli Stati Uniti, con Apple che sarebbe stata l’ultima azienda ad aderire a questo programma di sorveglianza.

    Il rapporto, basato su diapositive di una presentazione PowerPoint, afferma che il governo sarebbe in grado di estrarre audio, video, foto, e-mail, documenti e dati di navigazione degli utenti, con la possibilità di seguire anche i movimenti di una persona nel corso del tempo. Apple non ha mai sentito parlare di Prism e non fornisce alcuna informazione alle agenzie governative, dato che nessuno esterno all’azienda ha accesso diretto ai nostri server. Lo abbiamo già ribadito due settimane fa: non abbiamo mai dato, e mai lo faremo, accesso ai nostri server e ai dati degli utenti, a meno che non ci sia un ordine di un tribunale per casi specifici.

    Come molte altre aziende, noi abbiamo chiesto al governo degli Stati Uniti il permesso di riferire su un numero di richieste che riceviamo relative alla sicurezza nazionale. Siamo stati autorizzati a condividere questi dati e queste richieste, che sono pubbliche e che rientrano nel nostro interesse alla trasparenza.

    Dal 1 dicembre 2012 al 31 maggio 2013, Apple ha ricevuto tra le 4.000 e le 5.000 richieste da parte di tribunali degli Stati Uniti per accedere ad alcuni dati dei clienti. Tra i 9000 e i 10000 account o dispositivo sono stati oggetto di tali richieste, provenienti da autorità federali, statali e locali, incluse due indagini penali e altre questioni di sicurezza nazionale. La forma più comune di richiesta proviene dalla polizia che indaga su rapine e altri reati, ma anche per trovare bambini scomparsi, anziani affetti da Alheimer o altre persone che si sono allontanate da casa.

    Indipendentemente dalle circostanze, il nostro team legale conduce una valutazione su ogni richiesta e, solo se necessario, recuperiamo e consegniamo il minor numero possibile di dati alle autorità. Infatti, di tanto in tanto, quando notiamo delle incongruenze o delle inesattezze in tali richieste, rifiutiamo di fornire i dati.

    Apple ha sempre posto al primo posto la tutela dei dati personali dei propri clienti, e per prima cosa non raccogliamo e non conserviamo tutti i loro dati nei nostri server. Ci sono alcune categorie di informazioni che non forniremo mai alle forse dell’ordine o a qualsiasi altra agenzia governativa, perchè abbiamo scelto di non conservarle nei nostri server.

    Ad esempio, le conversazioni che si svolgono su iMessage o su FaceTime sono protetti da crittografia end-to-end che nessuno, ne il mittente e ne il destinatario, possono vedere o leggere. Apple non può decifrare tali dati. Allo stesso modo, non memorizziamo i dati relativi alla localizzazione dei clienti, alle richieste effettuate su Mappe o alle domande fatte a Siri.

    Noi continueremo a lavorare duramente per trovare il giusto equilibro tra le nostre responsabilità legali e la protezione della privacy dei nostri clienti, come loro si aspettano e si meritano.

  • FBPrivacy: stop alle notifiche di lettura e molto altro su Facebook…

    A chi non è capitato di leggere un messaggio ricevuto sulla chat di Facebook e di ignorare il messaggio, dando però una notifica di lettura del messaggio al mittente?… Oggi vi presentiamo un tweak che vi eviterà queste spiacevoli figure: FBPrivacy. Continue Reading

  • Siri conserva le nostre domande per 2 anni

    Oramai tutti sappiamo chi è Siri e cosa può fare, ma non tutti sappiamo che Siri memorizza le nostre domande per ben due anni sul proprio cloud. Continue Reading